Collette
di
Anonimo Triestino
E' noto che nel periodo successivo alla Guerra d'Abissinia, la Società delle Nazioni condannò l'Italia per il suo intervento e decretò le "inique sanzioni", ovvero l'embargo di tutte le materie prime. Da quel momento perciò si ricorse all'autarchia, essendo rimasti a rifornirci i soli Tedeschi e pochi altri. Ciò che mancava, non poteva essere acquistato e si risparmiava su tutto il resto.
Alla regola non andarono esenti le ferrovie che si trovarono a mal partito per il carbone ed i lubrificanti. Per raggiungere lo scopo del massimo risparmio, fu istituito un premio per macchinisti e fuochisti che consisteva in una percentuale del costo del carbone e dei lubrificanti che fossero riusciti ad economizzare con un impiego oculato delle macchine rispetto al consumo medio di esercizio. In effetti qualche vantaggio lo si ottenne ma, da buoni Italiani, molte volte si raggiunse l'effetto contrario.
Sulle linee acclivi, dove era prevista la doppia trazione o la spinta in coda, accadeva che il personale di ogni locomotiva procurava un minimo di pressione alla propria, confidando in quella dell'altra locomotiva, il cui equipaggio, manco a dirlo, aveva pensato la stessa cosa. Pertanto alle prime asperità il convoglio cominciava ad arrancare fino a fermarsi del tutto. Quindi non si poteva fare altro, tra gli improperi di un equipaggio contro l'altro, che tornare indietro, rimettere in pressione e ripartire. E quindi, spesso e volentieri, si raggiungeva l'effetto opposto.
Il risparmio sui lubrificati veniva in effetti raggiunto ma con altri inconvenienti.
Allo scopo il personale di macchina utilizzava il liquido travasato dalle boccole dei carri. Così, mentre la locomotiva viaggiava liscia e silenziosa in un costante bagno d'olio senza mai richiedere reintegri di magazzino, tutto il convoglio merci si muoveva in mezzo ad un'orchestra di fischi e sferragliamenti mentre il numero dei carri in avaria crebbe paurosamente.
Altro inconveniente si registrava su molti locali a conduzione che potremmo definire "familiare", una volta chiamati omnibus o accelerati ed oggi regionali. Si era infatti instaurato un tacito accordo tra il personale di macchina e gli utenti delle stazioncine di campagna. I treni, soggetti ad un rigido orario nella costante ricerca del risparmio in funzione della regolarità di marcia, avrebbero atteso qualche minuto i ritardatari; il recupero del tempo perso con un aumento della velocità andava ovviamente a discapito del risparmio di combustibile e quindi del maggiore introito dei macchinisti. Il mancato guadagno veniva però rimborsato a fine mese con magnanime collette fra tutti coloro che avevano usufruito del singolare "servizio".
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Anonimo Triestino