Relax in poltrona
Babele di un tempo.
di RdR
Il sistema di misurazione del tempo che noi oggi usiamo, ovvero quello dei fusi orari, entrò in vigore in Italia il 1° novembre del 1893 e ad esso si giunse per gradi.
Inizialmente esisteva l'ora locale ma in una società prevalentemente agricola, con economie chiuse e difficoltà di comunicazione, la mancanza di un unico sistema di misurazione non costituiva un grave danno.
Con il diffondersi dei mezzi di comunicazione, in particolare il treno, unificare le ore divenne una necessità. Ed infatti i principali propugnatori furono gli astronomi e le ferrovie.

Il primo passo fu l'introduzione del tempo medio al posto di quello solare medio, allo scopo di avere un'uniformità nella velocità di misurazione: congresso astronomico di Ghota, sollecitato da Lalande, nel 1798.
Ma la sua effettiva adozione non fu senza traumi: in Italia arrivò solo nel 1852 a Torino. Si trattava però ancora di un'ora locale che variava da città a città e costringeva i viaggiatori a regolare continuamente l'orologio nel corso di un viaggio sia pure cortissimo.

Si pervenne così all'ora nazionale, una misura del tempo in genere basata sull'ora solare media della capitale. La prima nazione ad adottarla fu la Gran Bretagna nel 1848.
In Italia fu adottata, anche in questo caso non contemporaneamente in tutta nazione, non per tutti gli usi e, soprattutto, non senza polemiche, il 12 dicembre del 1866 e, inizialmente, solo dalle ferrovie e dai telegrafi.
Risolto il problema all'interno dei singoli stati, il passaggio al sistema dei fusi orari dovette ancora attendere anche per resistenze di carattere nazionalistico, primi fra tutti, naturalmente, i francesi che non volevano accettare Greenwich come meridiano fondamentale.

In attesa dei fusi orari, i viaggi internazionali per treno comportavano calcoli pesantissimi per conoscere l'ora di arrivo e la sua durata a causa dell'incaglio non indifferente delle diversità delle ore nazionali ai confini, che non erano ore esatte, ma ore, minuti e secondi. Se ad esempio prendiamo un orario del 1891, per andare da Roma a Pietroburgo via Berlino si incontravano 8 stati e 7 confini e quindi necessariamente 7 calcoli. Da Parigi a Costantinopoli i confini erano 12, senza contare le ore locali prussiane ancora in uso in molte città. Ma la situazione più babelica si viveva negli Stati Uniti dove erano in uso più di 70 ore differenti fra stato e stato.
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